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Fermiamoci a Riflettere

UN SACERDOZIO LUNGO 50 ANNI …...

Qualche anno fa’ papa Francesco parlando della vita dei preti individuò alcuni pilastri fondamentali che rendono bella e fruttuosa la vita del presbitero.

Ne cito soltanto tre: stare vicino a Dio con una vita spirituale intensa, stare vicino al vescovo e agli altri preti, e stare accanto alle persone, come il pastore che talvolta precede, altre segue, ma nella maggior parte delle volte deve stare in mezzo al suo gregge.

Don Franco il 14 luglio prossimo festeggerà il suo 50° anniversario di sacerdozio. Sono l’ultimo a poter parlare condividendo l’avventura della vita sacerdotale con lui solo da pochi anni. Eppure posso affermare con certezza che queste dimensioni lui le vive tutte con tanta passione e dedizione. La vita spirituale, arricchita dal suo amore per la liturgia e per il canto che è il suo modo per

 elevare lo spirito a Dio, proponendosi giorno per giorno di trasformare la sua vita in un inno di lode al Signore. La sua vicinanza ai vescovi che si sono succeduti dando loro sempre la disponibilità a qualsiasi servizio, anche quando i cambiamenti potevano essere difficili da accogliere umanamente. La sua vicinanza ai confratelli preti è una sua caratteristica tipica: tanto con gli anziani quanto

con i giovani ha sempre un occhio di riguardo e si interessa della loro vita e delle loro difficoltà. La sua vicinanza alla gente: lui da sempre pastore in mezzo al gregge… sempre attento all’ascolto, pronto all’aiuto specie dei poveri… aperto alle istanze nuove della Chiesa in uscita.

Don Franco venerdì 14 luglio alla S. Messa delle 18.30 dirà il suo grazie per la vocazione, noi assieme a tutta la diocesi diremo il nostro

grazie a Dio per averci donato un presbitero, capace di far trasparire la tenerezza di Dio.

Canteremo con don Franco un inno di lode e di ringraziamento  che  dopo l’Eucaristia si prolungherà in una serata di festa per tutta la comunità!

UN MERAVIGLIOSO POLIEDRO

Abbiamo celebrato Domenica 30 aprile scorso la 60° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni e il tema che l’Ufficio Nazionale per la pastorale per le Vocazioni ha pensato di proporre vuole cogliere l’invito di Papa Francesco e richiamare l’attenzione alla reciprocità delle diverse vocazioni della Chiesa. Quando lo sguardo amorevole e creativo di Dio ci raggiunge, la nostra vita cambia. E nella misura in cui lo accogliamo ”tutto diventa un dialogo vocazionale, tra noi e il Signore ma anche tra noi e gli altri. Un dialogo che, vissuto in profondità, ci fa diventare sempre più quelli che siamo: nella vocazione al sacerdozio ordinato, per essere strumento della grazia e della misericordia; nella vocazione alla vita consacrata, per essere lode di Dio e profezia di una nuova umanità; nella vocazione al matrimonio, per essere dono reciproco e generatori ed educatori

della vita” (Papa Francesco nella GMPV 2022). È quanto già aveva proposto nella Christus vivit lo stesso Papa Francesco: “La pastorale non può che essere sinodale, vale a dire capace di dar forma a un camminare insieme che implica una valorizzazione dei carismi che lo Spirito dona secondo la vocazione e il ruolo di ciascuno dei membri della Chiesa attraverso un dinamismo di corresponsabilità ….

In questo modo, imparando gli uni dagli altri, potremo riflettere meglio quel meraviglioso poliedro che deve essere la Chiesa di Gesù Cristo. Essa può attrarre i giovani proprio perché non è un’unità monolitica, ma una rete di svariati doni che lo Spirito riversa incessantemente in essa, rendendola sempre nuova nonostante le sue miserie”. E questa deve essere la nostra comunità parrocchiale: i diversi ruoli e impegni, le molteplici attività, i più svariati servizi …. non demarcano territori esclusivi, ma sottolineano aspetti complementari dell’unica vita cristiana. Nella convivialità delle differenze, è segno e strumento di comunione.

I NEOFITI: UN DONO E UNA RESPONSABILITÁ

 

In questi mesi la nostra comunità ha vissuto un momento di gioia intensa e profonda che corrisponde anche ad una grande responsabilità: quella di accogliere e accompagnare degli adulti nella scoperta della fede e della vita cristiana, dei sacramenti e della vita della Chiesa. Quattro nigeriani ormai residenti in Italia da diverso tempo, dalla notte di Pasqua sono nostri fratelli e sorelle nella fede, fanno cioè parte della famiglia di famiglie che è la Chiesa. Il cammino di conversione di un catecumeno interpella profondamente la comunità cristiana, suscita motivi di ringraziamento al Signore, fa sperimentare la stessa gioia che possono provare una madre e un padre quando nasce un figlio.

Possiamo dire che ogni anno la nostra Chiesa si arricchisce di nuovi figli. Inoltre un tale evento è motivo di rinnovamento per una comunità che riconosce la potenza dello Spirito, che sperimenta di essere una Chiesa dalle e per le genti, una Chiesa accogliente che genera nella fede e nello stesso tempo rigenera se stessa allargando i confini della testimonianza del Vangelo. I catecumeni non sono un “incidente di percorso” nella vita ordinaria delle nostre comunità, ma al contrario sono un dono prezioso, una grazia speciale che può stimolare la coscienza missionaria di molti. È una fortuna grande poter accompagnare dei “comincianti” nella fede perché è la grazia di poter ricominciare e rinnovare una comunità. Si tratta di lasciarsi “disturbare”, di lasciarsi “cambiare” dall’arrivo di un nuovo credente. La conversione di una singola persona chiede in qualche  modo una conversione alla comunità che accoglie. Chi inizia il cammino credente stimola un continuo itinerario di conversione permanente per i già battezzati.

Speriamo davvero che tutti noi possiamo trarre spunti concreti per attuare uno stile “missionario” capace di comunicare la nostra fede alle persone che incontriamo ogni giorno.

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